Le lacrime di un presidente
Tutti noi abbiamo le nostre battaglie interiori. Ogni giorno, ogni minuto, anno dopo anno la nostra vita la vediamo svolgersi e spiegarsi come un foglio di carta di alluminio. Ogni piega che cerchiamo di distendere lascia un segno, una cicatrice, che nonostante tutti i nostri sforzi di stirare al meglio, rimane comunque sempre ben visibile. I segni, le cicatrici restano sul foglio di carta di alluminio che cerchiamo di distendere e rappresentano tutti i nostri sbagli rimasti per sempre indelebili nella nostra coscienza. Essi restano monito per noi che cerchiamo di non farne altri, essi restano anatema davanti alla nostra paura di ricadere in errore, essi restano purtroppo ricordo e ferite a volte incancellabili, da parte di chi da tali sbagli subisce torti o danni da parte nostra. Solo i più aridi individui non fanno caso al gran numero di cicatrici che lasciano lungo il cammino della vita ma, sono certo che in qualche modo anche i più aridi a volte ne restano sorpresi, rattristati, colpiti, comunque inesorabilmente, prima o poi, vittime.
Questo è solo un aspetto di quello che dentro ogni controverso spirito umano muove i pensieri, le mani, le forze degli individui. Questo è solo un aspetto di quello che dentro ogni controverso spirito umano muove i pensieri, le mani, le forze di tutti gli uomini, presidenti compresi. Questo è solo un aspetto di quello che dentro ogni controverso spirito umano muove i pensieri, le mani, le forze di tutti gli uomini, presidenti, leader, poveri, emarginati, inetti compresi. Me compreso quindi. Te compreso quindi.
Oggi il Presidente della Repubblica Italiana ha giurato (per la seconda volta) lealtà e fedeltà al paese, ha giurato davanti al popolo, alla bandiera, alla classe politica, alla classe di disperati in continuo istinto suicida: fedeltà, rispetto, garanzia al paese. Ha giurato il Signor Presidente tante cose bellissime, tante cose che ogni uomo d'onore dovrebbe giurare ogni minuto della propria vita a prescindere la propria carica istituzionale o dalla propria condizione sociale. Ha giurato il Signor Presidente. Ha giurato con il nodo in gola. Quello stesso nodo in gola che ognuno di noi si sente stringere ogni minuto della propria vita quando si trova davanti alla necessità di decidere chi essere, cosa essere, se essere, dove andare. Il bivio che abbiamo davanti ogni minuto della nostra vita ci fa una paura fottuta e troppo spesso decidiamo di prendere la strada più facile per non sforzaci di vedere con occhi lungimiranti. Forse il Presidente stavolta ha preso la strada più difficile.
Giorgio Napolitano è stato in un certo senso acclamato da tutti a restare il capo della nostra Costituzione, del nostro Paese, della nostra moralità, dopo essere stato sbeffeggiato, insultato, criticato e nonostante tutto dopo essere stato uno dei capi di stato italiani messo più a dura prova, superando difficoltà molto ardue. Forse lo abbiamo acclamato perché talmente avevamo paura di quale "peggio" potesse succedergli che abbiamo preferito la "strada vecchia" alla nuova. Ma Giorgio è solo un uomo come tutti noi, in quelle parole spezzate dalla commozione sicuramente c'è molto pentimento per quelle sue scelte fatte nel passato basate sull'egoismo: plausibili (sia le scelte che le lacrime). In quelle parole spezzate dalla commozione sicuramente c'è molto pentimento per quelle scelte fatte nel passato basate sugli accordi nascosti, sui sotterfugi della politica italiana, incancrenita nei convenevoli saluti di quei malavitosi mascherati da santi e salvatori. In quelle parole spezzate dalla commozione sicuramente c'è molto pentimento per quelle scelte fatte nel passato basate sulle imposizioni di uomini o situazioni che nella vita a volte non consentono di decidere in libertà.
Le sue parole spezzate dalla commozione sono senza dubbio la constatazione di tutte le cicatrici rimaste sul suo foglio di carta d'alluminio che pur steso a forza con le mani, resta unto, viziato, sporco, sbagliato. Ma così come credo che anche i più aridi possano redimersi e Giorgio non è certo uno dei più aridi ma anzi, rischia di essere uno dei più meritevoli, voglio prendere parte al disegno di rinascita del paese che le sue lacrime hanno rinvigorito. Così come la mafia, la malavita in tutte le sue forme, l'egoismo, la cattiveria partono dalla brama di potere di un singolo che assolda legioni di uomini senza morale, vorrei allo stesso modo essere il singolo elemento di rilancio, di esempio, di rinascita che assolda legioni di indecisi o di volenterosi per riempire goccia a goccia il mare desertificato. Forse questo ingenuamente ho capito dalle lacrime del presidente. Erano esse le stesse lacrime dei figli, dei nipoti, degli amici. Lacrime di un uomo. Non credo esistano lacrime versate per egoismo, le lacrime sono sempre sintomo di rimpianto per delusioni che altri soffrono per causa nostra.
Eppure… eppure io dopo tanti anni di prese in giro, di parole buttate al vento, di delusioni, di aspettative inghiottite dal vuoto, non ho ancora smesso di sperare nella conversione dell'individuo. Il presidente Napolitano così come l'ultimo dei contadini più umili, possono allo stesso modo dimostrare lealtà al paese, alla famiglia, alla natura. Giorgio invece di andare a vivere in pace con tutti i soldi guadagnati dopo una vita di attiva lotta politica, se pur inquinata da varie ed eventuali chiacchiere o compromesse gesta, comodi consensi, varie omertà, ha deciso lo stesso di restare in nome di una lealtà aleatoria ma allo stesso tempo concreta. Nutro comunque rispetto per chi resta in trincea anche quando la guerra sembra persa. Alla sua età credo che poche persone, pochissime, sarebbero rimaste a mandare giù merda rinunciando alla pensione d'oro da godersi chissà dove nel mondo. Gli uomini hanno diritto ad una seconda possibilità, gli uomini hanno diritto di decidere, gli uomini hanno diritto di ripensarci. Gli uomini hanno sempre il diritto di mostrare le cicatrici accumulate per tentare di non farne fare altre ad altri uomini. Gli uomini hanno diritto di accartocciare del tutto il loro foglio di alluminio davanti a tutti per ricominciare anche nell'ultimo giorno di vita.
Io quello che spero è soltanto che da qualche parte nasca il germoglio della coerenza, della positività, della voglia di costruire per gli altri e non solo per il proprio inutile e fine a sé stesso ego. Io sarò goccia che cade nel mare desertificato, io sarà lacrima che rinvigorisce il disegno di rinascita, io sarò uomo anche quando uomini non ci saranno più. Le lacrime del presidente sono le lacrime di ogni uomo che capisce qualcosa di profondo e vanno rispettate e credute.
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