venerdì 5 agosto 2011

Stasera musica


La musica esiste, sicuramente niente da commentare da parte di nessuno. La musica esiste ed esiste in ogni paese del mondo a prescindere dal grado di cultura, di sviluppo, dal tipo di religione, a prescindere dalla storia del popolo e della terra originaria, dal clima, a prescindere da qualsiasi variabile umanamente ipotizzabile la musica esiste ovunque. Musica fatta da uomini. Uomini fatti di musica. Uniti musica e uomini da sempre, uniti in maniere indissolubile da sempre uomini e musica, uniti e fatti l'uno dell'altra e l'uno fatto dello scambio dell'altra. Forse la musica è nata insieme al primordiale sviluppo dell'uomo, fin da quando quella famosa scimmia si è alzata in piedi e ha scoperto che poteva camminare e avere gli arti superiori liberi di usare utensili. Molto probabilmente la musica è proprio nata così, visto che già scimmie e animali anche meno sviluppati hanno da sempre creato richiami, suoni e melodie per corteggiamenti, per combattimenti piuttosto che comunicazioni elementari. Quindi musica da sempre, musica fatta di suoni semplici e ripetitivi, istintivi per poi diventare musica fatta con strumenti sofisticati, studiati, rielaborati, assemblati in orchestre. Io resto sempre sconvolto a pensare all'evoluzione di una scimmia che "di punto in bianco" comincia uno sviluppo esponenziale da bacche e rami d'alberi a coltivazioni, grattacieli, storia, scienza, musica e cucina (la cucina è un mistero che approfondirò un'altra volta).
Quindi musica, suoni, strumenti, composizioni, studi e scienza dei suoni, da sempre e per sempre musica. Attraente e ipnotica musica ripetitiva delle tribù africane, apparentemente rimaste indietro nello sviluppo, ammaliante melodia dei pianoforti della storia della musica classica, violenti suoni esasperati delle più svariate espressioni rock, techno degli ultimi secoli: sono forme di musica che esplode nell'arte umana. Mozart era sordo, vero o falso che sia è stato un compositore inarrivabile della metà del '700, così come Karl Orff distrusse un muro con i Carmina Burana. I Linkin Park disintegrarono i confini del rock con le contaminazioni dell'elettronica e del rap, così come la musica aveva precedentemente avuto ruoli sacri e celebrativi nelle cerimonie di tutte le civiltà. Impossibile descrivere la musica. La musica è, la musica genera, la musica crea, la musica provoca, la musica trasforma. Alcuni studi dimostrano che la musica che un individuo ascolta con piacere e gusto stimola la produzione naturale di dopamina. Una ricerca che ha dimostrato una realtà che sorprende dal punto di vista biochimico ma che in un certo senso non scopre nulla che non potrebbe essere compreso da chiunque di noi. La dopamina dal cervello viene prodotta e provoca una serie di sensazioni legate al piacere fisico e mentale. In poche parole la musica che arriva al cervello (che è l'organo unico che analizza le vibrazioni recepite dalle orecchie) provoca stimoli concreti, stimoli di piacere, di motivazione, di eccitazione, provoca reazioni a catena involontarie ma che ci fanno stare bene come muoversi a tempo con la musica, pensare e ricordare momenti che rimangono impressi, socializzare e condividere il piacere provato e molti altri. La musica che ci piace ci eccita, facile da capire perchè ce ne accorgiamo ogni volta che un disco ci emoziona, ma importante da tenere a mente nei momenti di aggregazione.
Musica è... Musica scambia con ognuno di noi vita vera. Concerti che lasciano segni nella memoria dei partecipanti in estasi e soddisfazioni indescrivibili nella carriera degli esecutori. Musica che così come regalare gioie diffuse nello spirito di chi ne beneficia allo stesso tempo provoca senso di malumore quando non incontra il gusto di chi la subisce. Amanti di house e dance music che storcono bocca, naso e orecchie quando impattano suoni di musica popolare, metallari da una vita che soffrono quando si imbattono per caso in brani rap o hip hop, sono esempi banali. Siamo fatti di cervelli che lavorano in maniera individuale dentro ogni individuo, a volte uniti dai gusti altre volte separati e criticati. Musicanti e musicisti umili e suonatori arroganti pieni di sicurezza, mani di zappe su strumenti torturati e piume delicate che esaltano note con strumenti sacri. Musiche nella storia, musiche nel presente, musiche che sono tornate musiche che sono rimaste nelle nicchie. Canti Gregoriani, cassa in quattro quarti, ritmi etnici, sperimentali suoni derivati da effettche stravolgono onde sonore... Non ci sono parole o decrizioni finite per la musica, chiunque potrebbe gettarsi a braccio a scrivere sulla musica perchè chiunque ha subito, subisce e subirà la musica ed i suoi effetti ogni minuto della vita.
Vorrei solo celebrale la musica in questo logorroico post, celebrare quella cosa che nella vita mi ha dato sensazioni vere e vero e proprio sostentamento nel lavoro. Celebrare perchè anche io ho goduto di musica e ho sofferto a causa sua.
Celebrare la musica oggi perchè ho capito che la musica viene da dentro le persone che la producono e quindi va rispettata anche quando ci sembra di non gradirla. Forse proprio quando ascoltiamo musica che all'impatto non ci piace dovremmo sforzarci di provare a capirla. Capire il rap monocorda dei ghetti americani così le chitarre esasperate e le grida del metal, capire dolci melodie di pianoforte piuttosto che violente casse-basso della techno accelerata.
Musica: esiste con noi. Noi esistiamo tra noi con la musica che ci fonde.
Musica.

Ps: Per questo post grazie al Geronimo's pub e tutto il suo pubblico.

sabato 4 giugno 2011

jovanotti

C'era una volta un ragazzo normale, che faceva una vita normale, che aveva amici normali, cresciuto in un paese normale. Essere normali non significa però essere inferiori, visto che oggi sembra che sia obbligatorio essere supersonici, significa essere proprio normali, cioè avere le potenzialità che possono avere tutti gli altri, partire da zero.
Con il passare del tempo quel ragazzo normale, che gradualmente sviluppava capacità e sensibilità che molti suoi coetanei normali non avevano voglia di coltivare, cresceva in una direzione anormale. Era un ragazzo che aveva preso dal proprio interno, dalle proprie profondità, una lunga serie di emozioni, un ragazzo che giorno dopo giorno aveva messo le proprie emozioni a confronto con quelle che dall'esterno lo sollecitavano. Era un ragazzo normale che cresceva dentro e fuori, a volte senza rendersene conto, altre volte invece con piena consapevolezza. Un ragazzo normale, con un nome normale. Si chiamava Lorenzo. Avrebbe potuto avere qualsiasi altro nome normale, come per esempio Mauro.
Insieme a lui molti altri ragazzi normali avevano la stessa voglia di crescere, di scoprire, di imparare, di inventare. Alcuni potevano stare vicino a lui, condividere con lui le scoperte e le delusioni, altri invece osservavano da lontano pensando ciclicamente "Anche lui, così come me, è arrivato a questo!".
La storia di Lorenzo oggi, anzi "Ora" un ragazzo normale come tanti altri, potrebbe essere raccontata in mille modi diversi, da esperti giornalisti, da bravi narratori, persino da registi. Io da ragazzo normale non posso raccontare che una breve storia che riguarda lui e me, due ragazzi simili, uno più grande che ha iniziato prima, uno più giovane che lo ha guardato, ammirato, stimato e che inconsapevolmente ha cercato di percorrere quasi la stessa strada. Posso solo raccontare una breve storia fatta di percorsi, tappe, pause, paure e vittorie.
Forse faccio il deejay perchè lui era deejay, forse amo la radio perchè lui lo sentivo in radio, forse amo la notte perchè lui la raccontava nelle canzoni e nelle sue storie. Forse ho letto libri di Herman Hesse perchè lui li citava, forse ho cercato di far parte di una tribù perchè lui ne aveva creata una. Forse ho scritto testi in rima perchè ascoltavo i suoi. Fatto sta che da canzoni semplici e divertenti di ventanni fa oggi arriva a scrivere "Il più grande spettacolo dopo il Big Bang siamo noi" e io ancora non posso fare a meno di riconoscermi in lui e in una generazione che ha tanto bisogno di semplicità invece che artifici e che resta troppo spesso vittima delle apparenze invece di scavare a fondo nello spirito. Sebbene non tutta la sua produzione sia stata nel mio cuore conservo gelosamente la sensazione che ho quando penso a Lorenzo Cherubini, che mi ha insegnato a portare jeans strappati, cappello storto, vestiti larghi, che mi ha insegnato sorrisi e serietà, che mi ha dimostrato che soldi e fama non danno felicità assoluta. Lorenzo mi ha insegnato che bisogna affrontare e anche sbagliare. Mi ha insegnato che si possono avere dei fratelli maggiori anche se stanno a diversi chilometri di distanza.
 Ricordo ancora come fosse ieri, un pomeriggio d'estate di tanti anni fa quando attraversando piazza Mazzini con il mio migliore amico e vidi Lorenzo e Saturnino sul motorino che andavano chissà dove...
Lorenzo rappresenta l'evoluzione della mia generazione, dall'adolescenza alla maturità. L'evoluzione che ho avuto io dalla scuola al lavoro, dalla famiglia alla responsabilità. Sono contento di ascoltare ancora la sua voglia di inventare e sono contento che esistano ancora persone normali che hanno voglia di essere normali insieme a tutti gli altri normali. Siamo normali perchè abbiamo tutti qualcosa da scambiare.

Il più grande spettacolo dopo il Big Bang siamo noi.

sabato 28 maggio 2011

Anti-prefazione

Da questo momento decido di ricominciare a scrivere. Scriverò a ruota libera. Scrivere molte volte serve più allo scrittore che al lettore. Ne sentivo la mancanza. 
Non nasconderò nulla, sarà la mia faccia originale. Sarà quella faccia che ho sempre amato, sarà quella stessa faccia ma migliorata grazie alle esperienze positive che ho fatto, sarà quella stessa faccia ma maturata grazie alle esperienze negative che invano hanno tentato di rallentarmi nel cammino. 


Il viaggio interiore è quello che apre le strade lungo il cammino concreto di ogni giorno. La vita che abbiamo dentro è la forza che fa esplodere la spinta racchiusa negli atomi del nostro corpo, è l'energia che condividiamo, è l'universo con cui viviamo in armonia, in sintonia.