mercoledì 23 ottobre 2013

La vita si scarta.

La vita è fatta di tanti giorni che si scartano come sorprese. Nessuno di noi può sapere se stiamo scartando l'ultima sorpresa o soltanto la prima di una lunga serie.

giovedì 3 ottobre 2013

si parte!

Ecco che sulla preparazione della valigia può esplodere un mondo di polemiche, consigli, strategie, teorie e chissà cos'altro, da far impallidire i più grandi scienziati e psicologi. Quando si deve partire si prepara il bagaglio e per ogni occasione c'è tutto uno studio metodico.

Io per esempio faccio la valigia con una settimana di anticipo. Comincio sette giorni prima della partenza a studiare l'abbigliamento necessario, poi inizio a metterlo da parte per non usarlo a ridosso della partenza, poi faccio una lista di carta scritta a penna da tenere sulla pila di vestiti, poi il giorno prima di partire faccio il check. Altri per esempio fanno la valigia rigorosamente il giorno prima di partire, magari la selezione di ciò che vogliono portare la studiano mentalmente. Alcuni fanno la valigia senza nemmeno pensarci, assidui viaggiatori. Mille modi di preparare il proprio bagaglio possono stupire ed incuriosire tutti noi, quando ci confrontiamo su questo tema. Dividere il bagaglio in due parti, uno destinato a rimanere a mano, a portata, pronto per l'uso, l'altro destinato ad essere stivato.
Che sia vacanza o lavoro, ognuno prepara le cose che sembrano indispensabili: asciugacapelli, paia di scarpe, pigiami, guanti, costumi, accappatoi... Libri. Siamo tutti in preda a piccole crisi di panico o di identità quando dobbiamo fare la valigia prima di partire. Ci facciamo assediare le mura di cinta della mente da domande ed ipotesi varie sull'utilità di ogni oggetto.
Noi abituati a non farci mancare nulla dobbiamo decidere attentamente cosa eliminare dalla lista delle priorità e cosa inserire nell'elenco delle necessità. Facciamo un balletto di ipotesi e riflessioni che a volte ci aiuta anche a capire meglio il nostro stile di vita, il nostro modo di accontentarci, il nostro universo materiale. Balliamo quel po' che ci rende elettrici mentre accatastiamo i nostri trofei di consumo per poi adagiarli nella valigia.
Viaggiatori occasionali o incursori smaliziati del mondo, camminatori timorosi o disegnatori di sentieri, comodoni e poltroni da villaggio turistico o avventurieri curiosi ed instancabili. Noi siamo tutto questo e molto più. Ogni viaggio che ognuno di noi compie nella propria vita ha il sapore di emozione, di febbricitante scalpitìo. Noi siamo tutto questo e molto più!
Carta di viaggio alla mano, senza riserve, intraprendiamo ogni viaggio che programmiamo o che altri hanno impacchettato per noi. Soldi alla mano iniziamo, senza riserve, ogni conquista momentanea di territori che abbiamo selezionato o che altri hanno ipotizzato per noi.
Siamo tutti piccoli Colombo che a bordo del proprio vascello solcano mari sconfinati per approdare dove sembra che nessuno sia mai stato prima. Siamo tutti piccoli Galilei che si illuminano davanti alla rotondità di un pianeta che ci fa girare.
E via il caricabatterie, lo spazzolino, il dentifricio, poi via anche tutto il resto del beauty case, di seguito il vestito buono per la sera che vogliamo essere belli, sotto mettiamo la maglietta per dormire e quelle altre per stare di giorno, poco impegnative. Di lato le scarpe, le scarpe che hanno vinto il concorso del compromesso tra "volume che occupano in valigia-resa agli occhi stranieri-abbinamento con vestiario selezionato".
Io adoro fare la valigia! Adoro quel senso di organizzazione che mi nasce dentro quando le mie ipotesi si annullano, si confrontano, si descrivono in formule matematiche. Fare la valigia per noi esseri umani "normali" è il momento più bello di tutto il viaggio! Fare la valigia per noi esseri umani è come "Il Sabato Del Villaggio"!
Vacanze invernali, vacanze estive, soggiorni premio, viaggi di lavoro, fughe d'amore... Tutti ci trasformiamo in frizzanti esserini che si coccolano nello scegliere le proprie indispensabili cosette.
Per non parlare della tecnologia poi... Potrei aprire un capitolo a parte solo per dipingere la follia cubista che avvolge la mente malata di quei "tecnolomani" che in vacanza, per una settimana, non si fanno mancare computer portatili, navigatori, tablet, bussole ad energia atomica... Lampade a lava....
Si controlla il peso della nostra opera d'arte sulla bilancia di casa per non rischiare di eccedere (mai una volta che la bilancia di casa indica il peso che poi ci vediamo sbattere in faccia al check-in) e poi si va via di casa. Ultimo controllo nelle tasche per evitare che suoni tutto l'armamentario anti terrorismo, ultima riflessione mentale per ricordare se l'acqua è stata chiusa, se il gas è stato chiuso, se le serrande sono state chiuse, se la porta è stata chiusa... insomma l'ultimo controllo sulla soglia di casa è per assicurarsi che partendo ritroveremo tutto quello che lasciamo, lì dov'è. E via!
Alla grande, il nostro viaggio inizia nel migliore dei modi! Valigia iper controllata, orario perfetto e mille-mila pensieri e speranze!

Noi. Questo siamo noi. Noi che una casa ce l'abbiamo. Noi. Noi che un ritorno ce lo siamo programmato pur facendo i conti con quel senso di evasione che sempre ci accompagna in viaggio. Noi.

Non loro... Non loro che hanno lasciato tutto quel poco che avevano su quella maledetta spiaggia, di notte, mentre dubbi al posto di speranze e aspettative tagliavano loro la voce in gola. Non loro. Noi ma non loro. Niente bagaglio, niente valigia per loro, niente pezzetti irrinunciabili da tenere al seguito. Noi. Non loro. Buttati come animali da macello sulla zattera del mattatoio con nessuna carta di viaggio in mano o in tasca. Noi. Non loro. Loro sono morti senza il caricabatterie, senza asciugacapelli, senza crema antirughe. Morti.

Loro hanno messo nel loro bagaglio solo e soltanto la loro vita disperata che non vale nemmeno un caricabatterie. Loro hanno messo nel loro bagaglio solo e soltanto la loro vita disperata che non vale nemmeno un asciugacapelli o un vestito buono, e l'hanno pure perso.

Partire senza valigia significa partire senza nulla da riportare indietro perché tutto quello che avremmo potuto voler riportare indietro non vale di più di una speranza senza fondamenta.